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(tratto da L’Ancora n°18 – intervista di Francesco Oddone)

Francesca, Alessio e Massimo, tre esempi di cosa significa vivere la parrocchia

“I giovani sono la speranza e la promessa del domani”. Questo diceva Papa Giovanni Paolo II. È per questo che anche all’interno di una comunità parrocchiale i giovani assumono un ruolo importantissimo. Non è sempre facile trovare realtà parrocchiali in cui ci sono tanti ragazzi come protagonisti. I giovani di oggi, a differenza della comunità adulta, sono maggiormente portati a vivere una territorialità diversa da quella parrocchiale e, di conseguenza, giovani e comunità cristiana si incontrano con crescente difficoltà. Questo, però, non è il caso della nostra parrocchia, in cui i giovani sono valorizzati ed impegnati nel servizio alla comunità. I giovani sono guardati come “dono speciale dello Spirito di Dio”, per riprendere ancora una volta le parole di Papa Wojtyla. I ragazzi non sono solo destinatari, ma anche protagonisti dell’evangelizzazione, via privilegiata per far giungere la proposta cristiana ai loro coetanei, e percepiscono la parrocchia come “volto di Cristo”. Abbiamo voluto dar spazio, con una breve intervista, alla testimonianza di tre ragazzi della comunità parrocchiale che ci hanno raccontato in breve cosa significa per loro vivere la parrocchia: Francesca Fonte, Alessio Palumbo e Massimo Sette.


 

Francesca, che cosa rappresenta per te vivere all’interno della parrocchia?

“Non è semplice esprimere in poche parole ciò che per meFrancesca in rappresenta e ha rappresentato il vivere in una comunità parrocchiale. La prima cosa che mi viene in mente pensando alla nostra parrocchia è l’aria di familiarità che respiro ogni volta che sono lì…ogni oggetto, ogni persona rappresenta un pezzo di vita trascorsa insieme”.

Quale è l’aspetto più importante del vivere nella comunità parrocchiale?

“La cosa più importante che mi lega alla nostra comunità è sicuramente Gesù. In tutti questi anni la mia fede è sicuramente cambiata, si è modificata, è diminuita e poi ricresciuta… e tutto questo è sempre avvenuto al fianco di persone che mi hanno aiutato e supportato, non solo dal punto di vista spirituale, ma anche umano. Perciò credo che la ricchezza più grande che la nostra parrocchia possa offrire a qualsiasi persona si avvicini, è questo incontro con Dio, che passa attraverso la semplicità di un vivere esperienze concrete con persone che ti vogliono bene e nel donarsi all’altro attraverso il servizio”.

Alessio, che cosa vuol dire per te vivere e frequentare la parrocchia?

“Posso dire di essere cresciuto all’interno della parrocchia e quindi io la ritengo come una seconda casa. Qui ho avuto la possibilità di crescere insieme ai miei amici, non soltanto per quello che riguarda il Alessio  durante la festa conclusiva dell’estate ragazzi 2006cammino di fede. Ci sono persone che ritengo essere la mia famiglia ed è per questo che frequentare la parrocchia rappresenta per me ancora oggi un cosa fondamentale”.

Come è cambiato nel corso del tempo il tutto vivere all’interno della parrocchia?

“Certamente sono cambiate tante cose da quando ho iniziato da piccolo a frequentare questo ambiente. Crescendo si assume un impegno diverso, maggiore rispetto a quando si è piccoli, anche perché aumentano le responsabilità. Ho sempre partecipato alla vita della parrocchia, e, anche con i vari impegni che si hanno, cerco sempre di parteciparvi. Lo scorso anno mi occupavo di allenare i bambini a basket e tutt’ora suono per il coro della parrocchia. Inoltre, faccio parte di un gruppo impegnato, il Sion. Penso che sia importante fare un cammino di fede nella parrocchia in cui si è cresciuti, e credo che la cosa più importante ora sia quella di poter portare la cristianità anche fuori, nella vita quotidiana".


Massimo (nella foto l’ultimo a destra), cosa rappresenta per te la parrocchia e perché la frequenti?

“Io ho 26 anni e frequento l’oratorio da 14 anni…questo perché sentoMassimo con degli amici ad un campo estivo questo ambiente come una seconda famiglia e per questo motivo mi impegno a viverla. Ho vissuto l’oratorio in tutti i suoi aspetti cominciando a frequentarlo solamente per giocare con gli amici, poi entrare a far parte di un gruppo impegnato (all’epoca ero nel G.O. 2 dove g.o. stava per gruppo oratorio, ora faccio parte del Sion 1), poi responsabile di un servizio (ero aiuto allenatore del calcetto con Gino Fioravanti). Nell’oratorio ci sono gli amici più importanti della mia vita, nell’oratorio ci sono persone con le quali posso confidarmi e dare consigli”.

Di che cosa ti occupi adesso in parrocchia?

“Nell’oratorio faccio sport (sono nella libera di calcio a 5) e sempre in questo luogo faccio volontariato. Mi occupo della formazione di ragazzi tra i 14-16 anni, oramai da 8 anni. Ci incontriamo nelle salette dell’oratorio il sabato per un’ora e partecipiamo a uscite domenicali organizzate con altre realtà parrocchiali e a ritiri formativi. Credo molto in quello che faccio perché un canto recita “…perché Dio sta nei fratelli tuoi…”; questo mi aiuta a dare il massimo verso i giovani e a contribuire, anche solo per un pezzettino, alla salvezza della loro anima (così diceva Don Bosco). Mi occupo, quando posso e in particolare il sabato pomeriggio, dell’animazione del campo di calcetto e non nascondo il piacere che ho di giocare con i ragazzi dell’oratorio. Quando occorre mi rendo disponibile anche per altre cose come l’animazione durante le feste, l’animazione del cortile dell’oratorio ma, più in generale, del servizio”.

 

 

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