"QUESTO POPOLO MI ONORA CON LE LABBRA, MA IL SUO CUORE È LONTANO" (Mc. 7,1-8.14-15.21-23)
Le parole dell’evangelista Marco della liturgia odierna sono un invito alla coerenza di vita e all’umiltà. Gesù insegna come non comportarsi nel rapporto con Dio: non credere di essere a posto solo perché compiamo i nostri doveri. Il Signore vuole tutta la nostra esistenza e non si accontenta di una relazione basata sull’osservanza di certe pratiche sia pur lodevoli. L’incontro con lui cambia interamente il nostro modo di rapportarsi con il mondo. La conversione a Dio non è un’adesione a una dottrina, ma prima di tutto, l’incontro con una persona: Gesù Cristo. Prima di seguire i suoi insegnamenti, occorre comprendere che dobbiamo accoglierlo nella vita. Evitiamo perciò di nutrire il nostro orgoglio con ciò che di bene facciamo, perché tutto proviene dalla sua misericordia, mentre, se lasciati soli siamo capaci di fare ogni sorta di male. Questo perché, con la sua libertà, l’uomo ha la possibilità di scegliere se contraccambiare all’amore di Cristo o rifiutarlo. Se si sceglie di seguirlo, dobbiamo trasformare le nostre buone intenzioni in opere a favore dei fratelli in necessità. È l’invito che l’autore della Lettera a Giacomo rivolge ai discepoli di Cristo.
Nicola Gori
Questa ultima settimana di Agosto quando il nostro pensiero è già alle vacanze passate e il ritorno alla routine quotidiana un po ci angoscia, il vangelo ci chiama ad una conversione completa del nostro cuore, della nostra fede. Sembra quasi richiamarci all’essenziale a ricordarci che si è cristiani sempre, anche magari in un agosto dove ci dimentichiamo facilmente del Signore con la becera giustificazione delle vacanze. Molti non credenti si lamentano che ci sono chiese ovunque: è importante che ce lo ricordiamo anche noi cristiani. E’ un richiamo ad essere cristiani con i fatti e non con le parole, a vivere il Santissimo e non solo ad adorarlo battendosi il petto davanti agli altri.
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