I doni dello Spirito Santo: La Pietà 
I simboli: l’acqua e il fuoco

 
Introduzione

Abbiamo riflettuto la scorsa volta e nel dovere di sedersi di questo tempo di avvento/Natale su alcuni doni dello Spirito santo. Oggi vorrei fermare la nostra attenzione su un altro dono, quello della pietà. Insieme a d esso vorrei invitarvi anche a riflettere su due segni che nella scrittura manifestano lo Spirito santo: l’acqua e il fuoco. L’acqua nella Bibbia è il segno della vita (l’acqua che scaturisce dalla roccia nell’Esodo, l’acqua trasformata in vino a Cana di Galilea, l’acqua della samaritana) e in alcuni casi della purificazione (il diluvio, il battesimo di Giovanni, le abluzioni ebraiche). Il fuoco è il segno della manifestazione di Dio , della sua “teofania” (il roveto ardente, la colonna di fuoco dell’Esodo, la Pentecoste). Segno che ci aprono al mistero di Dio e che ci manifestano Dio nella sua capacità di donare la vita e di purificarla da ciò che è inutile e non serve alla nostra piena realizzazione. Il “dono della pietà” ci apre ad una duplice dimensione, quella verticale, il nostro rapporto con Dio e quella orizzontale, il nostro rapporto con gli altri. La catechesi di Papa Francesco tenuta nel corso di una udienza nell’anno passato ci è da guida per entrare nella comprensione di questo dono che spesso, forse perché non capito, viene messo da parte. Il testo di paolo della Prima Corinzi è la conferma che non basta essere cristiani ma che è necessario vivere avendo Dio nel cuore. Le domande che troverete alla fine sono molte, non è necessario oggi riflettere su tutte, sceglitene una per la vostra riflessione odierna e le altre per il “dovere di sedersi”. Vi ricordo ancora una volta che quest’ultimo è  linfa vitale per la coppia che vuole camminare in Dio e nella piena comunione sponsale.

 

Ascoltiamo la Parola di Dio 1Cor 11,17-34

[17]E mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio. [18]Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. [19]E’ necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi. [20]Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. [21]Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco. [22]Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo![23]Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane [24]e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». [25]Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». [26]Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. [27]Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. [28]Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; [29]perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. [30]E’ per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. [31]Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; [32]quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo.[33]Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. [34]E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.

 

Ascoltiamo la Parola del Magistero: Catechesi di Papa Francesco sul dono della pietà

“Oggi vogliamo soffermarci su un dono dello Spirito Santo che tante volte viene frainteso o considerato in modo superficiale, e invece tocca nel cuore la nostra identità e la nostra vita cristiana: si tratta del dono della pietà. Bisogna chiarire subito che questo dono non si identifica con l’avere compassione di qualcuno, avere pietà del prossimo, ma indica la nostra appartenenza a Dio e il nostro legame profondo con Lui, un legame che dà senso a tutta la nostra vita e che ci mantiene saldi, in comunione con Lui, anche nei momenti più difficili e travagliati.

  1. Questo legame col Signore non va inteso come un dovere o un’imposizione. È un legame che viene da dentro. Si tratta di una relazione vissuta col cuore: è la nostra amicizia con Dio, donataci da Gesù, un’amicizia che cambia la nostra vita e ci riempie di entusiasmo, di gioia. Per questo, il dono della pietà suscita in noi innanzitutto la gratitudine e la lode. È questo infatti il motivo e il senso più autentico del nostro culto e della nostra adorazione. Quando lo Spirito Santo ci fa percepire la presenza del Signore e tutto il suo amore per noi, ci riscalda il cuore e ci muove quasi naturalmente alla preghiera e alla celebrazione. Pietà, dunque, è sinonimo di autentico spirito religioso, di confidenza filiale con Dio, di quella capacità di pregarlo con amore e semplicità che è propria delle persone umili di cuore.

     

  2. Se il dono della pietà ci fa crescere nella relazione e nella comunione con Dio e ci porta a vivere come suoi figli, nello stesso tempo ci aiuta a riversare questo amore anche sugli altri e a riconoscerli come fratelli. E allora sì che saremo mossi da sentimenti di pietà – non di pietismo! – nei confronti di chi ci sta accanto e di coloro che incontriamo ogni giorno. Perché dico non di pietismo? Perché alcuni pensano che avere pietà è chiudere gli occhi, fare una faccia da immaginetta, far finta di essere come un santo. In piemontese noi diciamo: fare la “mugna quacia”. Questo non è il dono della pietà. Il dono della pietà significa essere davvero capaci di gioire con chi è nella gioia, di piangere con chi piange, di stare vicini a chi è solo o angosciato, di correggere chi è nell’errore, di consolare chi è afflitto, di accogliere e soccorrere chi è nel bisogno. C’è un rapporto molto stretto fra il dono della pietà e la mitezza. Il dono della pietà che ci dà lo Spirito Santo ci fa miti, ci fa tranquilli, pazienti, in pace con Dio, al servizio degli altri con mitezza.

Cari amici, nella Lettera ai Romani l’apostolo Paolo afferma: «Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”» (Rm 8,14-15). Chiediamo al Signore che il dono del suo Spirito possa vincere il nostro timore, le nostre incertezze, anche il nostro spirito inquieto, impaziente, e possa renderci testimoni gioiosi di Dio e del suo amore, adorando il Signore in verità e anche nel servizio del prossimo con mitezza e col sorriso che sempre lo Spirito Santo ci dà nella gioia. Che lo Spirito Santo dia a tutti noi questo dono di pietà”.

 

Per la nostra riflessione:

Più che ad una riflessione di copia oggi vi invito ad entrare nella vostra vita di fede per confrontarvi con l’altro su alcuni aspetti del nostro personale rapporto con Dio.

Il papa dice che il “dono della pietà indica il nostro profondo legame con Dio, la nostra amicizia con lui”. 

  • Vista la difficoltà che molti di voi hanno nel pregare insieme, scusate se ritorno su questo argomento, in che cosa consiste la vostra amicizia di coppia con Dio? In che modo “concreto” Dio entra nella vostra vita di coppia? 
  • Il “fuoco” nella Bibbia è il segno di Dio che si manifesta ma anche di Dio che purifica. Qual è il tuo rapporto con il sacramento della confessione? Lo vivi con una certa frequenza e costanza o saltuariamente? Quali le difficoltà? (un consiglio: non essere superficiale nella valutazione ma cercane le cause profonde). 
  • L’amicizia con Dio si alimenta nella preghiera, nella confessione e in una vita secondo la sua Parola. Ho mai pensato/abbiamo mai pensato di chiedere ad un sacerdote di essere la tua/vostra guida spirituale che mi/ci aiuti a orientare la nostra vita in Dio? 
  • Nella Bibbia l’acqua è il segno “della vita” (l’acqua che scaturisce dalla roccia nell’Esodo, l’acqua che con il battesimo è il segno di una nuova vota in Cristo). Vivi la tua vita di marito/moglie, padre/madre nella gioia e nella serenità o lasci che le difficoltà e i problemi che si presentano catalizzino le tue attenzioni e il tuo umore? Ami condividerli o tenerli dentro e risolverli da solo? 
  • Il dono della pietà significa essere davvero capaci di gioire con chi è nella gioia, di piangere con chi piange, di stare vicini a chi è solo o angosciato, di correggere chi è nell’errore, di consolare chi è afflitto, di accogliere e soccorrere chi è nel bisogno”. Come coppia cristiana in che modo siete per gli altri e le altre famiglie “segno di speranza” e “buon samaritano”? Con le altre persone e coppie “curate la forma e l’immagine” o siete voi stessi con i vostri limiti e le vostre umane contraddizioni? Aspirate ad essere davanti agli altri la “coppia modello di vita umana e cristiana”? Riuscite a condividere le ansie e preoccupazioni e a chiedere eventualmente aiuto? 
  • Davanti alle difficoltà degli altri, ai problemi di altre coppie, alle sofferenze altrui vi fate “prossimi e vicini” o vi comportate come Pilato “lavandovene le mani” e pensando a voi stessi.