“La Chiesa famiglia di famiglie”


Introduzione

Iniziamo il nuovo anno di gruppo ultimando la nostra riflessione sul “credo”. Parleremo della chiesa dopo aver parlato per tre anni della santissima trinità e lo faremo confrontando gli articoli del credo sulla chiesa  con la vita di coppia. Ho pensato di iniziare il cammino annuale, dopo aver partecipato alla veglia in ottobre in preparazione al sinodo, sulla “chiesa Famiglia”. Un aspetto che come “famiglie” conoscete molto bene nelle sue dinamiche di pregi e difetti. Ascolteremo una catechesi di Papa Francesco fatta in occasione dell’udienza dell’11 Settembre 2015 in cui riflette sul legame profondo tra la famiglia e la comunità ecclesiale. Vi propongo poi una piacevole pagina della parabola del Buon samaritano applicata alla famiglia dal titolo “la famiglia buona samaritana” che potrà aiutarci  a riflettere sulla famiglia oggi. Le domande saranno come sempre uno stimolo per il confronto di coppia e per il dovere di sedersi nelle prossime settimane.


Ascoltiamo la parola del magistero

“Vorrei oggi fermare la nostra attenzione sul legame tra la famiglia e la comunità cristiana. E’ un legame, per così dire, “naturale”, perché la Chiesa è una famiglia spirituale e la famiglia è una piccola Chiesa (cfr Lumen gentium, 9).

La Comunità cristiana è la casa di coloro che credono in Gesù come la fonte della fraternità tra tutti gli uomini. La Chiesa cammina in mezzo ai popoli, nella storia degli uomini e delle donne, dei padri e delle madri, dei figli e delle figlie: questa è la storia che conta per il Signore. I grandi eventi delle potenze mondane si scrivono nei libri di storia, e lì rimangono. Ma la storia degli affetti umani si scrive direttamente nel cuore di Dio; ed è la storia che rimane in eterno. E’ questo il luogo della vita e della fede. La famiglia è il luogo della nostra iniziazione – insostituibile, indelebile – a questa storia. A questa storia di vita piena, che finirà nella contemplazione di Dio per tutta l’eternità nel Cielo, ma incomincia nella famiglia! E per questo è tanto importante la famiglia.

Il Figlio di Dio imparò la storia umana per questa via, e la percorse fino in fondo (cfr Eb 2,18; 5,8). E’ bello ritornare a contemplare Gesù e i segni di questo legame! Egli nacque in una famiglia e lì “imparò il mondo”: una bottega, quattro case, un paesino da niente. Eppure, vivendo per trent’anni questa esperienza, Gesù assimilò la condizione umana, accogliendola nella sua comunione con il Padre e nella sua stessa missione apostolica. Poi, quando lasciò Nazaret e incominciò la vita pubblica, Gesù formò intorno a sé una comunità, una “assemblea”, cioè una con-vocazione di persone. Questo è il significato della parola “chiesa”.

Nei Vangeli, l’assemblea di Gesù ha la forma di una famiglia e di una famiglia ospitale, non di una setta esclusiva, chiusa: vi troviamo Pietro e Giovanni, ma anche l’affamato e l’assetato, lo straniero e il perseguitato, la peccatrice e il pubblicano, i farisei e le folle. E Gesù non cessa di accogliere e di parlare con tutti, anche con chi non si aspetta più di incontrare Dio nella sua vita. E’ una lezione forte per la Chiesa! I discepoli stessi sono scelti per prendersi cura di questa assemblea, di questa famiglia degli ospiti di Dio.

Perché sia viva nell’oggi questa realtà dell’assemblea di Gesù, è indispensabile ravvivare l’alleanza tra la famiglia e la comunità cristiana. Potremmo dire che la famiglia e la parrocchia sono i due luoghi in cui si realizza quella comunione d’amore che trova la sua fonte ultima in Dio stesso. Una Chiesa davvero secondo il Vangelo non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre. Le chiese, le parrocchie, le istituzioni, con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, si devono chiamare musei!

E oggi, questa è un’alleanza cruciale. «Contro i “centri di potere” ideologici, finanziari e politici, riponiamo le nostre speranze in questi centri dell’amore evangelizzatori, ricchi di calore umano, basati sulla solidarietà e la partecipazione» (Pont. Cons. per la Famiglia, Gli insegnamenti di J.M. Bergoglio – Papa Francesco sulla famiglia e sulla vita 1999-2014, LEV 2014, 189), e anche sul perdono fra noi.

Rafforzare il legame tra famiglia e comunità cristiana è oggi indispensabile e urgente. Certo, c’è bisogno di una fede generosa per ritrovare l’intelligenza e il coraggio per rinnovare questa alleanza. Le famiglie a volte si tirano indietro, dicendo di non essere all’altezza: “Padre, siamo una povera famiglia e anche un po’ sgangherata”, “Non ne siamo capaci”, “Abbiamo già tanti problemi in casa”, “Non abbiamo le forze”. Questo è vero. Ma nessuno è degno, nessuno è all’altezza, nessuno ha le forze! Senza la grazia di Dio, non potremmo fare nulla. Tutto ci viene dato, gratuitamente dato! E il Signore non arriva mai in una nuova famiglia senza fare qualche miracolo. Ricordiamoci di quello che fece alle nozze di Cana! Sì, il Signore, se ci mettiamo nelle sue mani, ci fa compiere miracoli – ma quei miracoli di tutti i giorni! – quando c’è il Signore, lì, in quella famiglia.

Naturalmente, anche la comunità cristiana deve fare la sua parte. Ad esempio, cercare di superare atteggiamenti troppo direttivi e troppo funzionali, favorire il dialogo interpersonale e la conoscenza e la stima reciproca. Le famiglie prendano l’iniziativa e sentano la responsabilità di portare i loro doni preziosi per la comunità. Tutti dobbiamo essere consapevoli che la fede cristiana si gioca sul campo aperto della vita condivisa con tutti, la famiglia e la parrocchia debbono compiere il miracolo di una vita più comunitaria per l’intera società.

A Cana, c’era la Madre di Gesù, la “madre del buon consiglio”. Ascoltiamo noi le sue parole: “Fate quello che vi dirà” (cfr Gv 2,5). Care famiglie, care comunità parrocchiali, lasciamoci ispirare da questa Madre, facciamo tutto quello che Gesù ci dirà e ci troveremo di fronte al miracolo, al miracolo di ogni giorno”. (Udienza del 11.09.2015)

 

Una piacevole riflessione

“La Famiglia Buona Samaritana”

La famiglia scendeva da Gerusalemme a Gerico per le vie tortuose della storia, quando incontrò i tempi moderni. Non erano più briganti di altri, ma si accanirono contro la famiglia. Le rubarono la fede, che più o meno aveva conservato, poi le tolsero l’unità e la fedeltà, la serenità del colloquio domestico, la solidarietà con il vicinato e l’ospitalità per i viandanti e i dispersi.

Passò per quella strada un sociologo. Vide la famiglia ferita sull’orlo della strada e disse:”E’ morta”, e continuò il cammino. Passò uno psicologo e disse:” Era oppressiva. Meglio che sia finita”. La incontrò un prete e la sgridò:” Perchè non hai resistito? Forse eri d’accordo con chi ti ha assalito?”.

Infine passò il Signore, che la vide e ne ebbe compassione e si chinò su di lei lavandole le ferite con l’olio della sua tenerezza e il vino del suo amore. Se la caricò sulle spalle e la portò alla Chiesa, affidandogliela, dicendo:”L’ho comprata con il mio sangue. Non lasciarla sola sulla strada in balia dei tempi. Ristorala con la mia parola e il mio pane. Al mio ritorno vi chiederò conto di lei”.

Quando la famiglia si riebbe, si ricordò del volto del Signore e, guarita dalla sua solitudine egoista e dalle sue divisioni, decise di fare altrettanto e di fermarsi accanto a tutti i malcapitati della vita per assisterli e dire loro che c’è sempre un amore vicino a chi soffre ed è solo.

Così venne ripristinata la solidarietà umana: se in ogni volto in futuro, il malcapitato poteva temere di riconoscere i suoi assalitori, ora poteva anche pensare di riconoscere il suo salvatore. Anche nella solidarietà quotidiana tra famiglia può ripetersi questa riconciliazione umana. Ciascuna infatti può e deve testimoniare la presenza affettuosa del Signore.

 

Per la riflessione personale e di coppia

  • Siamo più stupiti o spaventati dal fatto che Dio paragona il suo rapporto con la Chiesa a quello della coppia, quindi della nostra coppia? Che cosa ci stupisce e cosa ci spaventa?
  • Siamo consapevoli che siamo chiesa domestica e che siamo vocazione, mistero e ministero? Quali gesti compio, in famiglia, perché si possa sperimentare che è “Piccola Chiesa”? (perdono – preghiera – servizio – accoglienza – ecc.)
  • Le fragilità, le imperfezioni, le incomprensioni che viviamo tra noi sono simili a quelle che si vivono nella Chiesa: ci sforziamo di vivere nella preghiera anche questi “limiti”? Nei confronti dell’altro/a e della nostra comunità, abbiamo uno sguardo fatto di stupore e di accoglienza, di umiltà e di affetto, di dedizione appassionata e fedele?