Iniziamo la trattazione dei vangeli dell’infanzia. Farò riferimento a due testi, quello che completa la trilogia di Benedetto XVI il cui titolo è “l’infanzia di Gesù” e un testo del card. Ravasi dal titolo “I vangeli del Dio con noi”. Due testi che si integrano alla perfezione in quanto il primo attualizza nell’oggi i vangeli dell’infanzia il secondo ci fa entrare nella comprensione biblica.
Faremo riferimento a Matteo e Luca coloro che più degli altri si soffermano a parlare dei fatti di Gesù Bambino. Se volessimo ulteriori curiosità potremmo rivolgerci ai vangeli apocrifi, pensiamo ad esempio al Proto Vangelo di Giacomo, ma non potremmo determinarne la storicità, perciò seguendo la linea classica ci soffermeremo sui capitolo iniziali di vangeli di Matteo e di Luca.
Le genealogie
Matteo inizia il suo vangelo con la genealogia di Gesù che partendo da Abramo arriva fino a Cristo, mentre Luca la pone all’inizio del ministero pubblico andando però a ritroso da Gesù fino ad Adamo. In Matteo un ruolo rilevante lo hanno Davide e Abramo mentre in Luca la sottolineatura è rivolta direttamente alla discendenza divina. Potremmo usare l’immagine di Benedetto XVI che nel suo libro dice che possiamo paragonare le genealogie ad un albero: Matteo parte dal basso per arrivare il alto mentre Luca parte dall’alto per arrivare alle radici e far vedere che Gesù ha le sue radici in Dio. Ciò che colpisce è che Matteo suddivide la genealogia in tre gruppi di 14: da Abramo a Davide, Da Salomone alla deportazione in Babilonia e dalla deportazione a Gesù. Il numero 14 in ebraico è il prodotto del nome Davide. Davide ne diventa il centro e anche l’obiettivo di Matteo: Gesù è un re. In Matteo oltre a Maria compaiono altre quattro donne: Tamar,Rahab,Rut e la moglie di Uria. Queste quattro donne hanno in comune di non essere ebree:attraverso di loro anche i pagani, i non ebrei entrano nella storia di Gesù: la salvezza è per tutti. Il papa fa notare come nel vangelo di Matteo la genealogia termina con una donna, Maria, che lui definisce un nuovo inizio. Il procedimento nelle genealogie era stato “Abramo generò Isacco” riguardo a Gesù si dice “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. In Gesù non si parla più di generazione (Mt 1,16), Nel brano della nascita di Gesù, Matteo ci dice che Giuseppe, che non era il padre di Gesù, voleva ripudiare Maria e l’angelo gli dice “quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”. “il nuovo inizio” di cui parlavamo è presente in queste parole: “Il suo bambino non proviene da uomo, ma è una nuova creazione, è stato concepito dallo Spirito Santo” (p. 16). Giuseppe è giuridicamente il padre di Gesù, mediante lui Gesù appartiene legalmente alla tribù di Davide, ma tuttavia viene da “altrove”, “dall’alto”. Il papa dice “la sua origine è determinabile e, tuttavia, è un mistero” (p.16)
L’annuncio della nascita di Giovanni Battista e di Gesù
Tutti e quattro i vangeli mettono all’inizio della vita pubblica di Gesù la figura di Giovanni Battista e lo presentano come il suo precursore. Luca ha spostato indietro la figura di Giovanni mettendola in parallelo con quella di Gesù nella narrazione dell’infanzia.
La storia di Giovanni è radicata nell’At. Zaccaria è sacerdote della classe di Abia. Elisabetta sua moglie è pure lei di provenienza sacerdotale: è una discendente di Aronne (Lc 1,5). “Quindi Giovanni Battista è sacerdote. In lui il sacerdozio dell’Antica Alleanza va verso Gesù”(pag. 27). Di Zaccaria ed Elisabetta si dice che erano entrambi “giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore” (Lc 1,6). Zaccaria entra nel tempio, nell’ambiente sacro, mentre il popolo rimane fuori e prega. E’ L’ora del sacrificio serale. Durante il quale egli mette l’incenso. In questo momento appare a Zaccaria un angelo il cui nome non viene specificato (Lc 1,11). Il luogo e l’ora sono sacri. Vediamo la differenza nell’annunciazione. Zaccaria, il padre di Giovanni, è un sacerdote e riceve l’annuncio dentro il tempio, in un luogo sacro durante la liturgia. La provenienza di Maria non viene menzionata. A lei l’angelo Gabriele viene mandato da Dio. Entra nella sua casa a Nazareth, una città ignota in tutto l’Antico Testamento in una casa che dobbiamo immaginare molto umile e semplice. Abbiamo un contrasto tra i due scenari: da un lato Sacerdote – tempio – liturgia -Gerusalemme e dall’altra una giovane donna ignota – una piccola città ignota – un ignota casa privata. “Il segno della Nuova alleanza è l’umiltà, il nascondimento: il segno del granello di senape: il Figlio di Dio viene nell’umiltà”(pag.30).
L’annuncio a Maria (Lc 1,26s), è collegato con la storia di Giovanni Battista innanzitutto cronologicamente mediante l’indicazione del tempo trascorso dopo l’annuncio dell’angelo a Zaccaria, cioè al sesto mese della gravidanza di Elisabetta. C’è un ulteriore punto di collegamento, la parentela tra Maria e d Elisabetta, sono cugine. Colpisce che l’angelo non saluti Maria con il consueto “Shalom” ebraico (la pace sia con te) ma con la formula greca “chaire” che si può tradurre con “Ave”. Il vero significato della Parola “chaire” è “rallegrati”. Con questo augurio dice Benedetto XVI inizia il Nuovo Testamento. La parola “chaire” appare anche nel saluto degli angeli ai pastori “vi annuncio una grande gioia” (2,1) e in Giovanni in occasione del’incontro del risorto: “i discepoli gioirono al vedere il Signore”(20,20). Una parola che non può non collegarsi alla “Buona novella”. Benedetto XVI dice che “ rallegrati è soprattutto un saluto in lingua greca, e così si apre subito, in questa parola dell’angelo, anche la porta verso i popoli del mondo; si ha un accenno all’universalità del messaggio cristiano” (p. 37).
“Rallegrati piena di grazia”, un ulteriore aspetto è la connessione tra la gioia e la grazia . In greco le due parole, gioia e grazia, (charà e charis) sono formate dalla stessa radice. Gioia e grazia vanno insieme.
Concepimento e nascita secondo Matteo
Matteo ne parla nella prospettiva di S. Giuseppe, che in quanto discendente di Davide funge da collegamento tra Gesù e la promessa fatta a Davide. Matteo ci informa che Maria era fidanzata con Giuseppe. Giuseppe costata che Maria si trovò incinta per opera dello Spirito santo (Mt 1,18). Ciò che Matteo anticipa Giuseppe ancora non lo sa. Giuseppe deve decidere cosa fare e nell’atto di ripudio che ha pensato Matteo vede in Giuseppe un “uomo giusto”. Chi è il giusto? Possiamo leggere il Salmo 1 per capire chi nell’AT può essere ritenuto un giusto. È giusto che vive intensamente il rapporto con la Parola di Dio e trova in esso la sua gioia. Mentre l’angelo “entra” da Maria a Giuseppe “appare in sogno”. Appare un altro elemento importante della figura di Giuseppe: la sua capacità di entrare in contatto con il divino ed attuare il discernimento. Giuseppe dall’angelo riceve un doppio invito: deve prendere Maria come sua sposa e deve dare al bambino il nome di Gesù. È lo stesso nome che l’angelo ha indicato a Maria “Yeshua” “YHWH è salvezza”. L’angelo dirà a Giuseppe che “egli salverà il popolo dai suoi peccati”.
Domande per la riflessione personale:
- “Maria è la donna dell’umiltà”, è in questo modo che la definisce Benedetto XVI. Riesco a riconoscere la presenza di Dio nella mia vita e a vivere senza la presunzione di poter fare tutto da solo? Quanto nell’ordinario mi lascio prendere dalla superbia e dall’orgoglio?
- “Giovanni è il precursore e il servo” . Il vangelo ci dice che Giovanni è ben cosciente del suo ruolo: “essere servo” e della sua chiamata: “essere il precursore”. Sono consapevole dei miei limiti? Riesco a prendere coscienza del mio peccato e ad accostarmi al sacramento della penitenza? Fatico a chiedere perdono a Dio e ai fratelli?
- “Giuseppe è giusto e timorato di Dio”. Nell’At, vedi il salmo 1, il giusto è colui che ha uno speciale rapporto con la Parola di Dio e si sforza di viverla con gioia. Medito regolarmente la Parola di Dio o mi limito ad ascoltarla nella celebrazione domenicale? Il suo ascolto e approfondimento “rallegra il mio cuore” o non apporta nulla di benefico? Riesce ad essere per me fonte di consolazione e di sicura speranza? Sono testimone del Cristo risorto o mi sento “spento dentro”?